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Era il 1887 e Nietzsche pubblicava “Genealogia della morale”, opera molto discussa per le finalità che proponeva: distruggere le convinzioni del passato. Il pensatore tedesco riteneva infatti che si dovesse distruggere la morale, ossia quei valori etici, creati con l’avvento del cristianesimo e della casta sacerdotale, che frenano gli istinti umani, rendendo l’uomo succube della morale stessa. Nietzsche aveva dunque una missione epocale, portare l’uomo oltre a quei valori ritenuti nocivi e permettere la liberazione della società.

Oggi questa opera ci permette di capire quanto siamo lontani dai tempi della Genealogia e quanto, probabilmente, quest’opera sia stata fondamentale e, allo stesso tempo, dannosa per lo sviluppo della cultura europea. Più che la genealogia (in filosofia è la storia che ha portato alla formazione di un dato pensiero o corrente), oggi dovremmo studiare come è avvenuta la distruzione della morale, ossia comprendere come sia possibile che nel giro di poco più di 100 anni essa sia sparita dalla società umana. Sono infatti pochissime le persone che pensano di dover sottostare a una morale nella loro vita quotidiana; gli interessi personali hanno preso il sopravvento su ogni cosa, frase scontata quanto veritiera.

Un riscontro di tutto ciò è visibile nel mondo dell’Informazione. Televisioni, giornali, radio, siti web, social media, un mondo nel quale ognuno fa a gara per dire la sua, dove ogni tipo di notizia può essere usata a fini propagandistici (recentemente facevo l’esempio sul mio profilo Instagram https://www.instagram.com/liberamente.cultura/?hl=it  di come anche la notizia sulla morte del bambino di due anni a Catania fosse stata usata per accusare le Istituzioni europee), e ,soprattutto, dove non esiste più il confine fra finzione e realtà. Tutta l’Informazione è divenuta populista, se si intende con questo termine ciò che il popolo vuole sentirsi dire; ciò comporta che vengano deliberatamente scritte bugie e menzogne sui giornali, che vengano alterati dati per far passare un’idea piuttosto di un’altra e che giornalismo e politica arrivino a essere mescolate come non mai prima d’ ora. Potrei fare dozzine di esempi: dati sugli immigrati e sulle violenze commesse da essi distorti (https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13226637/immigrazione-stupri-dati-istat-violenze-sessuali.html ), pubblicità di campagne contrarie all’eutanasia ( https://www.nextquotidiano.it/campagna-shock-di-pro-vita-contro-eutanasia/ ), tasse da pagare nei confronti dell’Ue (come i dati distorti forniti dal Partito Conservatore britannico per indurre i cittadini a votare la Brexit).

In questi termini chiunque può essere giornalista, se il criterio per essere tale è solamente quello del numero delle views fatte o delle copie vendute.

Tutto ciò produce una distorsione fra stampa e realtà, a cui ne deriva un’altra fra percezione dei problemi e dei dati nel cittadino comune e quelli reali; conseguenze drammatiche di ciò sono riscontrabili nel mondo politico con l’avanzata dei partiti populisti (o dei creduloni) e nell’economia nazionale, non pochi problemi sono causati infatti dalla percezione degli italiani di vivere in un Paese in grave crisi economica, invece che in uno dei paesi migliori al Mondo per welfare e servizi.

Chiunque si dedichi al giornalismo dovrebbe, dunque, avere sempre davanti agli occhi la nobile causa per la quale lavora: l’informazione e l’insegnamento delle classi più basse.

Sarà per la mia fiducia giovanile (o addirittura infantile) o per l’alto ruolo che attribuisco a questo tipo lavoro che spero ancora che le cose possano cambiare, che possano tornare a scrivere sui giornali persone competenti, e che queste, in quanto tali, non scrivano porcherie per il solo scopo di essere pagate di più.

APPROFONDIMENTI: https://thevision.com/attualita/opinione-pubblica-percezione/ > articolo che ho trovato bellissimo, nonostante sia anche di facile comprensione.

https://www.youtube.com/user/breakingitaly > non si può non interpellare Shy.

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