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In guerra la prima vittima è la verità, con l’enorme differenza che le menzogne degli sconfitti vengono smascherate e quelle dei vincitori diventano storia. Possiamo continuare a dire il contrario ma il comunismo “pratico”, ovvero quello che è stato visto in azione, non quello filosofico e utopistico, è una delle più grandi tragedie della storia; poiché, sempre in pratica, il comunismo si è tradotto in regimi totalitari che affamavano e reprimevano milioni di persone.

Stèphane Courtois è probabilmente lo storico del comunismo più competente del pianeta e nel suo libro “Il libro nero del comunismo” elenca tutti i crimini compiuti dai regimi comunisti in giro per il mondo. Ora non voglio riportare l’esatto numero di morti di ogni stato poiché i dati sono facilmente reperibili online; basta pensare che nella sola Cina, a causa del regime comunista, persero la vita 65 milioni di persone. Pressapoco l’intera popolazione italiana. Non è necessario comunque essere particolarmente preparati sull’argomento per affermare che il comunismo pratico è ingiusto e sbagliato. Alla luce di questo però, va detto, i partiti comunisti e socialisti hanno combattuto, e in molti casi vinto, la sacrosanta battaglia per i diritti dei lavoratori, pilastro fondamentale (insieme ai diritti costituzionali) di una qualsiasi società civile. In questi casi tuttavia stiamo parlando di partiti, e che quindi hanno potuto contribuire alla gestione del potere pubblico solo in parte; se parliamo di regimi comunisti è tutta un’altra storia. Per raggiungere una conclusione, e quindi capire perché il comunismo deve essere criticato al pari del nazi-fascismo, dobbiamo analizzare i fatti, elencare le caratteristiche di un regime comunista, senza porre alcun riguardo ai progetti politici: non è concessa nessuna libertà di stampa, gli oppositori vengono imprigionati o uccisi (Trockij, è l’esempio più eclatante), l’ordine è mantenuto attraverso la politica del terrore (le purghe di Stalin e la Nomenklatura), chi prova a ribellarsi viene massacrato (Primavera di Praga e i ragazzi di Budapest). Queste caratteristiche sono tutte proprie anche di un qualsiasi regime nazi-fascista, ed il problema sta proprio qui: si tratta di regimi. Il comunismo avrà avuto anche una filosofia nobile e giusta ma si è manifestato all’umanità come un regime, si è reso responsabile della morte di quasi un centinaio di milioni di persone; e in quanto autocratico e violento va condannato al pari del nazismo e al pari del fascismo.

Allora diventa naturale chiedersi come mai il comunismo, a seguito di tutto quello che ha portato, non viene messo al bando in Europa, o meglio in Europa occidentale (meglio precisare, perché in Ungheria esiste il reato di apologia di comunismo). Vi sfido: chiedete con un ungherese cosa ne pensa del comunismo, chiedetelo con un rumeno o con un polacco, chiedetelo con un russo. Io l’ho fatto e ho ottenuto sempre la stessa risposta. Vi diranno che non esiste male peggiore, come noi lo diremmo del nazismo o del fascismo, perché a quella povera gente costretta a vivere nei regimi sovietici non interessava che sul Manifesto del Partito Comunista ci fosse scritto “abolizione della proprietà borghese” ma, piuttosto, che se provavano a dar contro al regime finivano in un gulag o isolati da qualsiasi tipo di relazione umana e oscurati dal mondo del lavoro; come il povero Valerij Legasov, costretto all’isolamento e al silenzio perché aveva scoperto e denunciato l’unica vera responsabile del disastro di Chernobyl: l’Unione Sovietica.

La cosa che stupisce è anche la scarsa intransigenza che si prova nei confronti degli odierni regimi dittatoriali comunisti, parlo della Corea del Nord, accusata da Amnesty International di non rispettare al massimo grado i diritti umani. In Italia, invece, per i finti antifascisti di oggi il problema risultano essere scritte e immagini inneggianti al fascismo quando, i veri antifascisti, che hanno attivamente combattuto contro il regime, non si erano mai posti il problema di rimuovere la faccia di Mussolini dagli accendini di qualche esaltato di Predappio. Sempre dagli stessi finti antifascisti non si sente mai dire una parola contro il problema nordcoreano, che è reale e molto più attuale, dotato, non di accendini, ma di testate atomiche.

Le vittime dei regimi nazi-fascisti vengono, nella maniera più assoluta del termine “giustamente”, ricordate quasi quotidianamente: sono fatti libri, film, monumenti, incontri politici e opere di sensibilizzazione; sono state introdotte leggi e giornate mondiali per rievocare il ricordo di quelle persone, perché sia di monito ciò che accadde in quel periodo oscuro della storia.  Ma allora perché non si parla mai delle vittime del comunismo? Sono forse vittime di serie B? Sono forse il prezzo che bisognava pagare per raggiungere la famigerata dittatura del proletariato, per altro mai nemmeno lontanamente raggiunta? Rappresentano forse una spina nel fianco per la propaganda buonista delle istituzioni ipocrite che ci comandano? D’altronde, che le istituzioni siano ipocrite non è una novità, tutti i politici del mondo occidentale, così falsamente premurosi nei confronti dei diritti LGBT, fanno accordi commerciali con i paesi del Medio Oriente in cui l’omosessualità è punita con la morte, in cui le donne vengono trattate come animali. Comunque si sa che per loro il dio Denaro viene prima di ogni cosa.

Ma, ritornando al nocciolo della questione, concludo dicendo che il silenzio assordante che cela i crimini commessi dai regimi comunisti è indegno per una società come la nostra, che si professa tanto civile. Sì. Quando gli fa comodo.

Il giorno in cui condanneremo in maniera analoga tutte le sottospecie di regimi (i quali prima sono regimi e poi sono di destra o di sinistra) indipendentemente dalle ideologie che falsamente professano, allora quello sarà un grande giorno di giustizia per ogni uomo, donna o bambino che ha perso la vita a cause delle barbarie di uno stato totalitario.

(Niccolò Balella)

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